Quinoa: ecotipi e classificazione
La Quinoa è una pianta capace di adattarsi alle condizioni pedoclimatiche più svariate: altitudini che vanno dal livello del mare ai 4000 mt s.l.m.; temperature comprese tra i 38°C e -8°C; livelli di precipitazione che possono variare dai 100 mm ai 2000 mm all’anno e ad umidità medie comprese tra il 40% e l’88%. Questa stupefacente capacità di adattamento è dovuta all’enorme numero di varietà esistenti. Pensiamo che solo nelle banche del seme di Perù e Bolivia, si contano oltre 5000 accessioni, tra le quali troviamo le principali cultivar commerciali che rappresentano una piccola parte di esse.
Una prima classificazione della Quinoa è stata realizzata individuando 5 macro-gruppi (ecotipi) definiti in base alle zone di coltivazione, alle caratteristiche di adattamento e ad alcuni tratti morfologici di estrema ereditabilità:
» Quinoa del livello del mare: Si coltiva principalmente in Cile (sotto i 30° di latitudine sud), richiedono temperature minime non estreme, circa 100-200 mm di pioggia ed un clima umido. A mio avviso sono le varietà che vanno seguite con più attenzione.
» Quinoa delle valli Andine: Si sviluppano ad altitudini comprese tra i 2500 ed i 3500 m s.l.m., normalmente superano i 250 cm di altezza. Presentano generalmente una buona resistenza alla peronospora.
» Quinoa dell’altopiano: Sono coltivate ad altitudini comprese tra i 3600 ed i 3800 m s.l.m., (zona dell’altopiano Peruviano/Boliviano). Le piante, il cui stelo termina con un pannicolo principale compatto, possono raggiungere un’altezza massima di 1.5 m. Le piante di questo gruppo sono, ovviamente, quelle che meglio sopportano le basse temperature ma, se coltivate in zone con maggior umidità, sono altamente esposte ad attacchi di peronospora.
» Quinoa delle saline: Crescono a circa 4000 m s.l.m., nelle zone delle saline (salares boliviani), che sono le zone più aride, con 300mm di precipitazioni annue e terreni con PH vicino all’8. I semi vengono seminati in buche per poter sfruttare in modo migliore della scarsissima umidità del terreno. Queste piante presentano normalmente semi di maggiori dimensioni ed un alto livello di saponine. La “Quinua Real” (che non è una varietà, ma una denominazione) è la principale rappresentante di questo gruppo.
» Quinoa degli “Yungas”: Queste varietà si sviluppano nella fascia degli Yungas (Boschi di montagna nebbiosi ed umidi, con un clima tropicale che si estendono tra Perù, Bolivia e Argentina) ad un’altitudine compresa tra i 1500 ed i 2000 m s.l.m. Queste piante raggiungono un’altezza di 2.20 metri, e nel periodo della fioritura, l’intera pianta assume un colore arancio.
All’interno di questi ecotipi si collocano le innumerevoli varietà, molte delle quali sono varietà silvestri, moltissime, pur non essendo silvestri, non hanno (al momento) un valore commerciale (in quanto non registrate come varietà) e vengono coltivate principalmente per uso familiare dalle popolazioni andine e, infine, abbiamo le cultivar registrate che rappresentano una percentuale irrisoria delle varietà esistenti. In questo blog, almeno per il momento, prenderò in considerazione soltanto le principali varietà commerciali. Prima di addentrarci nella descrizione varietale, cerchiamo di capire quali parametri e variabili vengono presi in considerazione per dare un’identità ad una varietà:
Come vediamo il sistema di classificazione tiene in considerazione molti parametri e variabili che non fanno riferimento solo al colore o alla dimensione del seme, ma ad un’infinità di fattori. Questo deve far pensare che, quando ci troviamo ad acquistare dei semi in un supermercato o in un negozio specializzato, la semplice distinzione tra Quinoa bianca, nera e rossa è estremamente riduttiva e non da un’indicazione precisa sulle caratteristiche e sulle qualità di quel seme.
Ma ancora più importante è conoscere le caratteristiche della pianta e del suo seme quando ci troviamo a dover scegliere una semente. È importante conoscere le condizioni ottimali per ogni varietà: altitudine, terreno ideale, necessità idrica, umidità, sensibilità alle malattie, ciclo vegetativo e fotoperiodo (quest’ultimo è determinante, probabilmente più di ogni altro). Nei prossimi articoli cercherò di fornire tutte queste informazioni sulle cultivar più importanti, con il fine di fornire informazioni utili a chi volesse cimentarsi nella coltivazione della quinoa per capire quali cultivar prediligere o, aspetto forse più importante, ad evitare raggiri da parte di chi offre sementi “eccezionali” che, per il sud Europa (ad oggi), non esistono!!.
È comunque importante e doveroso sottolineare che, chi volesse lanciarsi nella coltivazione della Quinoa deve farlo con “spirito d’avventura”, senza certezze a breve termine, ma con enormi potenzialità ed ottime prospettive nel medio periodo. Non è mia intenzione demoralizzare nessuno, né tantomeno smorzare gli entusiasmi, ma realisticamente, nel sud Europa e soprattutto in Italia, ci troviamo ancora in una fase di studio sia dal punto di vista agronomico (molti dei semi importati dal Sud America presentano ovviamente problemi di adattabilità, soprattutto per una questione di fotoperiodo, anche se vi sono alcune cultivar che hanno dato risultati migliori rispetto ad altre), che dal punto di vista della filiera (ad oggi non risulta esservi un impianto di trasformazione in Italia).
Questa digressione sullo stato attuale della Quinoa nel nostro paese, vuole solo essere un monito volto a non creare false aspettative a breve termine, nonostante ciò, personalmente, sono fermamente convinto che la Quinoa rappresenta una grande opportunità nella quale io sono il primo a credere a ad investire energie e risorse.
Nei prossimi articoli, mi addentrerò nell’analisi delle diverse cultivar. Come già detto, i principali produttori di Quinoa sono Bolivia e Perù, questo fa sì che molte delle ricerche, delle sperimentazioni e delle informazioni relative a questo vegetale facciano riferimento a questi paesi. Nonostante ciò ritengo che il Cile sia il paese più interessante per quanto riguarda l’aspetto agronomico e pedoclimatico anche se più in ritardo per quanto riguarda sia la diffusione della coltivazione che il miglioramento varietale. Anche per quanto riguarda le sementi, ad oggi, potremmo dire che la quasi totalità del materiale disponibile in Europa è di provenienza boliviana o peruviana, ed anche la stragrande maggioranza delle cultivar che prenderò in considerazione nei prossimi post avranno questa provenienza. Per quanto mi risulta, soltanto pochi centri di ricerca e università dispongono di semi provenienti dal Cile della varietà Regalona Baer (alla quale dedicherò un articolo più avanti). Vi sono poi altre varietà già testate in Europa, frutto di studi e ricerche realizzati tra gli anni ’80 e ’90 in Olanda, Danimarca, Regno Unito e Francia. I test realizzati recentemente nel sud Europa con alcune di queste varietà hanno dato risultati altalenanti, sia dal punto di vista delle produzioni che dal punto di vista della dimensione del seme.